Gli
Incontri Ravvicinati e la Scienza. (1999)
Come possiamo usare le scienze conosciute per esplorare l'insolito?
Quando
i bambini formulano le prime parole e le prime domande, solo le loro
mamme e pochi altri possono capirli e incoraggiarli negli sforzi che
stanno facendo. L'attenzione con cui un bambino viene seguito determina
la sua capacità di esprimersi e di pensare nell'età adulta.
Formulare domande nel modo corretto è parte fondamentale della
comunicazione fra esseri senzienti. Se la connessione del pensiero è
logica e il linguaggio acquisito, le domande - che sono una delle prime
caratteristiche della comunicazione del bambino - rimangono il nucleo
fondamentale da cui muovono tutte le scoperte scientifiche.
Di fronte a una esperienza, nuova nel contenuto e nelle modalità
di percezione, l'essere umano ritorna come quando, da piccolo, non aveva
strumenti per esprimersi, se non con la meraviglia o la paura, in attesa
che un "decodificatore" lo accompagni a riconoscere ciò
che è accaduto o che gli sta accadendo e gli dia la possibilità
di associare le esperienze successive.
Nessuno direbbe che i bambini piccoli non parlano o che ciò che
dicono è senza importanza o che le loro domande sono stupide.
Di fronte ai casi di IR4 nessuno dovrebbe dire che si tratta di questioni
senza importanza, stupide o inesistenti. Ci troviamo di fronte all'essere
umano che ritorna bambino, su più vasta scala e con implicazioni
di maggiore profondità.
E' bene che da più parti giunga l'invito a riconsiderare il valore
della testimonianza di chi vive gli incontri ravvicinati, e a utilizzare
questa testimonianza come un dato importante: l'attenzione instancabile
per chi viene a fare un lavoro sulla propria storia - qualunque essa
sia - è la più elementare quanto irrinunciabile delle
necessità della terapia, ma non deve essere spacciata come una
scoperta degli ultimi mesi. La storia oggettiva non è il nucleo
fondamentale della terapia, perché non esiste una "storia
oggettiva". La memoria degli avvenimenti è inscindibile
dalle emozioni peculiari del momento in cui li abbiamo vissuti. Sicché
i ricordi non sono falsi, ma sono sicuramente filtrati: esiste la "storia
soggettiva". Anche le esperienze straordinarie sono necessariamente
vissute con antichi filtri emozionali. E' per questo che la sola testimonianza,
pur rappresentando il fondamentale gancio di partenza di qualsiasi speculazione,
è davvero troppo personale per essere assunta come verità
oggettiva. Tantomeno come verità collettiva.
Dopo aver approfondito il campo degli incontri ravvicinati, mi sento
di poter affermare che non c'è la necessità di cambiare
l'approccio psicologico all'essere umano per capire a fondo cosa stia
succedendo: cioè non è necessario diventare aggressivamente
decisi a carpire tutte le informazioni che ci immaginiamo siano immagazzinate
nella mente dei testimoni di questi eventi particolari, perché
- con un po' di pazienza - queste informazioni si affacciano spontaneamente.
Sono certa, infatti, che all'interno della nostra struttura psichica
siano presenti codici d'accesso per decodificare tutte le esperienze
percepibili, comprese queste, e che portare alla luce il vero significato
di questi avvenimenti possa accadere in modo morbido, consentendo alle
persone coinvolte di abituarsi a elaborare man mano anche le emozioni
legate alle esperienze. La possibilità di "abituarsi"
al coinvolgimento emotivo rende più probabile il fluire di memorie
complete.
Alcuni codici d'accesso psichico non sono forse mai stati usati, o usati
nel passato sono caduti in disuso; ma essi sono tutti collegati, quindi
incamminandosi all'interno della psiche è possibile arrivare
comunque a incontrarli.
Dissento da chi ritiene di dover fondare nuove scuole di pensiero basate
sul ribaltamento delle metodologie di ricerca sulla psiche. Le collaudate
scuole junghiane e transpersonali contengono già molti livelli
teorici sulle esperienze psichiche, di cui si può prendere coscienza,
che solo una bassissima percentuale di persone ha avuto modo di contattare.
In altre parole, la razza umana è ben lungi dall'avere sperimentato
tutta la sua forza e la sua significanza psichica. Ne è a malapena
cosciente. E questo fa buon gioco ai nostri "visitatori".
Perciò se desideriamo penetrare il mistero che avvolge le esperienze
di IR4, dobbiamo preparaci ad affrontare in modo organico le potenzialità
della psiche umana.
Il campo di lavoro si dirama in tre ipotesi di ricerca, che possono
procedere contemporaneamente:
° Se gli IR 4 sono un'invenzione o un'allucinazione, che senso potrebbero
avere, e che cosa gli esseri umani stanno cercando di comunicare a se
stessi mediante una fantasia di massa? ° Se gli IR 4 sono esperienze
reali, qual è la nostra cognizione della "realtà"?
Cosa intendiamo per "realtà", e chi la crea?
° Se gli IR 4 avvengono in dimensioni materiali, atomiche, strutturali
diverse da quelle che consideriamo quotidiane, quali sono le risorse
con cui il nostro cervello e la nostra mente possono accedervi? Il nostro
cervello può essere stimolato - in quanto puro e semplice "organo"
- in modo diverso da quello che conosciamo? Ha quindi funzioni più
vaste di quanto non sia appurato? Possiamo dirigere la nostra mente
in direzioni diverse rispetto all'uso quotidiano che ne facciamo?
Uno dei
problemi fondamentali in ufologia è quello di ottenere dei risultati
che siano leggibili anche a chi di ufologia non si occupa, in chimica
e fisica come in psicologia. L'elemento fondamentale che può
unire la Scienza all'Ufologia è quindi l'uso di metodiche consolidate
con le quali procedere alla scoperta di elementi nuovi. Quindi non è
la metodologia che può essere sperimentale, ma l'applicazione.
Questo richiede un briciolo di creatività.
Cominciamo
dagli archetipi.
Si sente spesso parlare di "archetipi" quando capita di trattare
l'argomento dei dischi volanti. Jung diceva che sul disco volante l'Umanità
poteva proiettare l'esigenza di avere un punto di riferimento esterno
che fosse foriero di salvazione ma che accontentasse anche l'abitudine
a un progresso di ordine tecnologico (1). Con ciò non
voleva comunque affermare che i dischi volanti fossero un'allucinazione
o una creazione psichica. Egli poteva trattare del loro significato
simbolico nei sogni, ma si arrabbiava se qualcuno gli chiedeva conto
dell'esistenza degli extraterrestri, perché riteneva di non avere
nessun genere di prove al riguardo. Ciò nonostante li riteneva
una realtà.
Tra le teorie riguardo l'inconscio collettivo, Jung e Marie-Louise
Von Franz trattarono dello schema di collegamento tra i vari archetipi,
la cui funzione risulterebbe connessa in modo logico (2). A questo
argomento credo sia venuto il momento di porre attenzione: gli archetipi
che l'Umanità sta costellando, in questo particolare inizio di
secolo, sono quelli dell'Inizio e della Fine, ed è con questi
archetipi inconsciamente attivati che gli esseri umani guardano all'eventuale
incontro con extraterrestri.
L'archetipo è una costituzione preformata della psiche, una sorta
di "modulo" che tutti noi ci portiamo e su cui innestiamo
le esperienze della nostra vita (3). Gli archetipi si esprimono
tramite i simboli.
Viviamo la nostra vita attivando di volta in volta l'archetipo dell'essere
Padre o Madre o Fanciullo, o quello delle nostre parti Maschili o Femminili,
e aggiungiamo le nostre "note" peculiari a questa musica di
fondo, gli archetipi, prodotti dalle migliaia e migliaia di esperienze
umane che ci hanno preceduto.
Gli archetipi riguardano ogni aspetto della nostra condizione di esseri
viventi: esistono quindi anche gli archetipi della Fine e dell'Inizio
delle Ere Umane, sedimentati nel corso della Storia del nostro Pianeta.
Ognuno di noi modella l'archetipo della Fine e quello dell'Inizio -
la Nuova Era - a seconda degli avvenimenti di ordine affettivo che hanno
caratterizzato la propria vita - e probabilmente a seconda di altri
bagagli personali meno comunemente esplorabili.
Gli enigmi che ci sta ponendo il passaggio temporale che noi chiamiamo
"fine millennio" non sono però solo personali: sono
soprattutto collettivi. Per quanto indifferenti si possa cercare di
essere, l'archetipo della Fine ci sta coinvolgendo tutti, perché
un'Apocalisse è stata da lungo tempo annunciata e il collasso
della nostra cultura sembra esserne il segno da almeno trent'anni.
In un libro bellissimo (4), scritto in forma di conversazioni
e di lettere, il giornalista Michel Ventura e il famoso psicoterapeuta
James Hillman indagano a fondo il concetto di "ecologia
della mente" e arrivano a stabilire che proprio il degrado del
nostro modo di vivere, e la mentalità che lo sottende, rappresentano
uno dei moventi della fine della cultura presente: "collettivamente,
come cultura, siamo nella storia della morte della cultura dominante.
Non abbiamo metafore per questo, se non la metafora che è nella
Bibbia: l'Apocalisse. E se non staremo attenti sarà questa che
rappresenteremo, perché è la nostra unica metafora.
Siamo come all'interno di una valanga, non possiamo fermarla" e
la nostra cultura è destinata a fare un botto memorabile. "Come
si vive in un tempo di declino? Si fa il lavoro dell'anima. Non possiamo
dipendere da una cultura che non ci sostiene più".
Ciò che di veramente interessante Hillman e Ventura sono riusciti
a sottolineare è che "Apocalisse" non significa la
fine della Storia: la Storia è sempre presente, contiene tutte
le culture che sono passate sulla faccia della Terra ed è lì
per essere raccontata. Se Apocalisse significa la fine della storia
della Bibbia, di tutto ciò che è stato fondato su quella
cultura, immaginiamo allora che il messaggio che è stato veicolato
con la Bibbia sia arrivato alla sua scadenza: forse questi sono gli
ultimi brandelli di tempo in cui abbiamo la possibilità di acquisire
coscienza di noi stessi e del senso della nostra esistenza. "E'
possibile che il mondo sia "in extremis" proprio perché
noi non sappiamo andare agli estremi".
Il presupposto
della ricerca che viene qui presentata è che l'Umanità
cristianizzata stia vivendo e agendo inconsciamente il mito dell'Apocalisse.
Una parte delle persone vive questo passaggio con molta fede nella Nuove
Era, preparandosi da un punto di vista psicologico con lavori di vario
genere, più o meno approfonditi. Un'altra parte è pessimista
e raggiunge punte massime di reattività allo scoppio di nuovi
conflitti bellici o a ogni ondata di profughi provenienti dai Paesi
più poveri.
All'interno di questo archetipo che stiamo collettivamente vivendo vanno
ricollocate le esperienze di avvistamento di UFO e le testimonianze
di IR4, la cui interpretazione ricalca lo schema di apparizione di un
elemento di salvezza e di evoluzione, oppure nutre fantasie persecutorie.
Come si accennava sopra, l'uso del concetto di archetipo in ambito ufologico
è stato abbondante, ma non ci risulta che nella letteratura scientifica
esistano lavori che abbiano verificato l'esattezza della comparsa dei
dischi volanti come rappresentazione di un archetipo. La domanda piuttosto
dovrebbe essere questa: ha un qualche collegamento il fatto che l'Umanità
stia vivendo collettivamente un archetipo della Fine con l'aumento degli
avvistamenti dei dischi volanti e, soprattutto, con l'incredibile aumento
di testimoni di IR4? I dischi volanti sono un simbolo archetipico collegato
alla "fine del mondo"?
Passiamo
allora al metodo di questa ricerca. E' stato formato un gruppo di persone
disponibili a lavorare su una "fine del mondo": i soggetti
erano volontari interessati ad approfondire questa tematica.
L'archetipo di una apocalisse è stato attivato con una consegna
specifica alcuni giorni prima del lavoro di gruppo, facendo in modo
che le persone avessero il tempo di porsi nello stato d'animo adatto
a immaginare un momento estremo. I soggetti sono arrivati così
al momento del lavoro con un piccolo bagaglio personale, in cui erano
inclusi anche alcuni sogni.
Sono stati formati dei gruppetti di quattro persone al massimo, le quali
dovevano creare e poi rappresentare una situazione relativa a un evento
estremo e gli accadimenti successivi. E' stato interessante vedere,
a seconda dei gruppi formatisi, quale tipo di soluzioni e organizzazioni
le nuove piccole società si davano per sopravvivere all'evento
estremo, tenendo conto del fatto che ogni persona era stata costretta
a lavorare con l'esatto contrario dei pregi e difetti che aveva scelto
di portarsi. Una delle consegne, infatti, era quella di portare con
sé due pregi e due difetti propri che, al momento del lavoro
in piccoli gruppi, sono stati trasformati nel loro contrario. L'esperienza
insegna, infatti, che in situazioni di emergenza grave (si vedano i
colpi di stato, per esempio) vengono attivate le caratteristiche "Ombra"
delle persone.
Per quanto riguarda i risultati della ricerca, nei tre quarti dei casi
all'archetipo della Fine è stato subito collegato un efficace
archetipo di Inizio, aperto a soluzioni pratiche e alla speranza. In
un quarto dei partecipanti si è posta come meta cosciente avere
dei figli.
Un altro quarto dei soggetti è andato invece incontro a una situazione
di disgregazione, con furto delle risorse indispensabili alla sopravvivenza.
Questa prima parte del lavoro aveva lo scopo di incoraggiare le persone
a utilizzare al massimo le risorse interiori, mettendosi in uno stato
di ascolto anche creativo. A questo punto è stato loro chiesto
di immaginare una risorsa esterna che venisse a fornire una spinta al
processo vitale e di ricostruzione. Questa è la parte del lavoro
che riguarda la ricerca psichica in ambito ufologico.
La maggior parte delle persone ha impostato l'aiuto su elementi naturali:
vengono così rappresentati la pioggia - il potere vivificante
- l'arcobaleno - collegato alla pioggia e simbolo dell'unione e della
comunicazione tra cielo e terra - il Sole e la luce, il vento, l'acqua
e il fuoco - quale fonte di calore e luce per funzioni pratiche, per
difendersi, per attirare. E' comparso in misura significativa il simbolo
dell'albero, che è tra i simboli della Rinascita indicati nella
Bibbia: "a colui che vincerà, darò a mangiare dell'albero
della vita", è detto nell'Apocalisse. L'albero della "vita
senza morte" rappresenta l'immortalità o, meglio, la Realtà
Assoluta che è eterna, il Primum Movens.
Soltanto due soggetti hanno rappresentato elementi esclusivamente simbolici.
Il primo è una spirale, definita come "un senso di infinito,
di qualcosa che non muore mai" ; si tratta di una spirale destrogira,
cioè che si svolge in senso orario, il cui significato è
la "presa di coscienza". L'altro elemento è costituito
da una sfera, certamente un simbolo inquietante e "pieno"
nello stesso tempo. La totalità e la perfezione sono rappresentate
da questo solido geometrico, come pure l'omogeneità, l'unicità
e l'infinito.
La sfera merita un approfondimento, perché è un simbolo
che compare nelle rappresentazioni e nei sogni dei soggetti testimoni
di avvistamenti UFO e di IR4. Come nel cerchio, il punto centrale della
sfera è equidistante da ogni punto della superficie esterna.
La superficie esterna rappresenta la realtà ordinaria, ma infinite
sfere concentriche possono susseguirsi all'interno della sfera e questo
rappresenta la possibilità di avvicinarsi sempre di più
al Punto di Inizio, approfondendo gli stati non ordinari dell'essere.
Non a caso, uno dei film di fantascienza più particolari degli
ultimi tempi è stato "Sphere", laddove una sfera proveniente
da un altro spazio-tempo insegnava alle persone quanto il pensiero,
il desiderio o la paura possano trasformare la materia.
La persona che ha rappresentato questa sfera non ha saputo indicare
il motivo per cui l'ha disegnata, e non aveva certamente in mente nessun
nesso con UFO o extraterrestri. Nessuna delle persone presenti al lavoro
ha immaginato, come aiuti esterni, esseri provenienti da altri mondi.
A nostro parere questo risultato è significativo: UFO ed extraterrestri
non sembrano essere simboli archetipici. Le descrizioni di avvistamenti
o di incontri rappresentano quindi - dal punto di vista della psicologia
del profondo e alla luce di questo lavoro di ricerca - un accadimento
vissuto su un qualche piano di realtà. Auspichiamo che questo
metodo di indagine venga applicato su larga scala e che ci aiuti a trovare
e approfondire le conferme teoriche che sono indispensabili al mondo
accademico psichiatrico perché tutta la materia in questione
venga considerata con serietà anche negli ambiti più ortodossi
della psicoterapia.
Rimane
una questione aperta circa l'intensità con cui vengono riferiti
IR4 negli USA: perché gli Americani sono così sensibili
agli invasori spaziali?
Ho riflettuto su questa notevole questione. Dopo lo svolgimento del
lavoro sull'Apocalisse (i cui effetti sulle persone che hanno partecipato
non sono qui riportati) ho collegato il fatto che scegliere di invocare
elementi naturali per aiutare la Vita e un Inizio è un modo tipicamente
celtico.
I Celti sono nati dalla fusione di due popoli. Il primo era una popolazione
europea la cui vita era legata all'agricoltura; essi avevano massima
cura della Terra e a quell'epoca Dio era donna.
Nel 2000 a. C. una popolazione audace, proveniente dal Mar Nero, portò
in Europa una cultura molto più guerriera, e il loro dio era
maschile. Fortunatamente queste due culture si fusero insieme e da questo
incontro nacque la cultura celtica.
I Celti hanno creato il modo di pensare indipendente dell'Europeo; erano
una stirpe orgogliosa, aggressiva, fieramente indipendente e tribalmente
fiera, che aveva imparato a onorare tutte le sfaccettature della Natura
e unitamente gli déi tribali.
Così sembrerebbe naturale che, in un momento di pericolo, l'inconscio
di un soggetto europeo evochi il potere della Natura.
Il popolo americano, benché abbia radici europee nella maggior
parte dei casi, sembra averle perdute. Nel suo miscuglio di razze, gli
Americani, originariamente, non si sono fusi con la popolazione preesistente
e questo archetipo di invasione sta ancora funzionando nel loro inconscio,
portandoli a invadere altre nazioni quando lo ritengano necessario,
a nutrire il timore che altri Paesi li spiino e ad aver paura dell'invasione
da parte di alieni.
Non voglio diminuire l'importanza del fenomeno o della presa in carico
di cui i soggetti IR4 sicuramente hanno bisogno. Desidero puntualizzare
che è necessario guardare a questa materia in modo attento ed
esperto, prendendo in considerazione quando la testimonianza è
reale e quando funzioni psicologiche soggettive stanno invece agendo
inconsciamente sulle persone.
Sicuramente una revisione delle relazioni tra l'attuale popolazione
americana e quella dei Nativi dovrebbe essere sentita come una necessità,
allo scopo di evitare anche tutte le implicazioni sotterranee di una
situazione non risolta.
Per quanto
ci riguarda, ritengo che una maggiore consapevolezza del cambiamento
che ci sta attraversando possa avere l'effetto di ricondurci al senso
della Vita come a una scelta. Questo vuole essere un augurio, perché
accadano in ognuno presa di responsabilità e coscienza di sé.
© Giulia M. d'Ambrosio
Bibliografia.
(1) "Jung parla", a cura di W. McGuire e R.F.C. Hull
- Ed. Adelphi, 1995
(2) M.L. von Franz - "Le tracce del futuro" - Ed. Teadue,
1996
(3) "L'uomo e i suoi simboli", a cura di C.G. Jung
- Ed. Cortina, 1983
(4) J. Hillman e M. Ventura - "100 anni di psicoterapia
e il mondo va sempre peggio" - Ed. Garzanti, 1993
Grazie
ad Alice, Anna, Cosimo, David, Elena, Gigi, Laura, Lida, Manuela, Maria
Luisa, Rita, Rossana, Silvia, Stefania e Vittorio.
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