INCONTRO
RAVVICINATO CON DERREL SIMS: CRONACA DI UN’ INTERVISTA
di
Elena Scalvinoni
Derrel Sims,
il ricercatore texano considerato la massima autorità mondiale
in tema di rapimenti alieni, ha fatto tappa in Italia, attesissimo ospite al
II Convegno Ufologico Regionale organizzato nella città di Seveso,
in provincia di Milano. Non potevamo mancare, come testata locale: ecco
la cronaca
del nostro incontro.
Era un lunedì, precisamente l’11 ottobre, e considerando che il
suo arrivo era previsto nella giornata di domenica e che il fuso orario aveva
sicuramente inciso sui suoi ritmi, potevamo prenderci la licenza o il lusso
di pensare di essere i primi suoi interlocutori. Nella manciata di minuti che
ci separava dal fatidico incontro, mille congetture frastornate si stagliavano
nelle nostre menti, incapaci di ritagliare una sagoma che bene si adattasse
al nostro “alien hunter”. Stavamo per incontrare un cacciatore
di alieni … e convergevamo solo su un’astratta idea, in balia di
sensazioni tutt’altro che aliene: stavamo per incontrare un tipo bizzarro,
su questo non aleggiavano dubbi. Ben altre nubi s’addensavano nella mente:
pervasa da salutare scetticismo -- quello che ti corrode di dubbi solo per
farti mantenere una distanza di sicurezza dall’allarme rosso -- cercavo
di mettere in ordine le idee che mi ero fatta nell’ultimo periodo. Carezzavo
i miei nervi per auto-convincermi che in un modo o nell’altro avrei sicuramente
pescato nella mia rete qualcosa di commestibile per la redazione. Con me c’era
un fedele collaboratore e appassionato della materia … alienato (!) quanto
basta per l’incontro ravvicinato con il personaggio in questione, che
seguiva come un’ombra da ormai troppi anni: lo sentivo ronzare meccanicamente “nice
to meet you”, quasi fosse una formula scaramantica. Solo una convinzione
comune si era annidata nelle nostre coscienze: il nostro interlocutore non
ci avrebbe dedicato più di una mezz’ora.
Ma in quella stanza dalle pareti aranciate le cose sono andate assai
diversamente: il tempo ha galoppato così selvaggiamente da farci
perdere le redini della cognizione temporale.
Quello che segue è il resoconto della lunga intervista, durata quasi
tre ore, che Derrel Sims ci ha rilasciato alla presenza della dottoressa Giulia
d’Ambrosio, che assai gentilmente ci ha coadiuvati nella traduzione simultanea
della conversazione e che, sul finire, ci ha rivelato: “E’ la prima
intervista che Derrel Sims rilascia in Italia e l’unica di questo tenore”.
Mr.
Sims, quante persone, in un anno, si rivolgono a lei o alla sua associazione,
affermando di avere avuto esperienza di “abduction” e
quante di queste, secondo lei, sono state effettivamente rapite?
"Giro parecchio e viaggio in continuazione in tutto il mondo: Cina,
Giappone, Cile, Turchia, Slovacchia… solo per fare qualche esempio.
Ogni anno si avvicinano mediamente un centinaio di persone, spesso
al termine dei convegni che tengo. Tra queste, però, solo il
10% dei casi è da considerarsi attendibile. In realtà dobbiamo
tenere presente che le vittime di questo fenomeno sono molte di più,
ma tante di loro non si avvicinano, un po’ per timore, un po’ perché non
ne sono perfettamente consapevoli. Qualche tempo fa (nel 1997) si presentò un
signore di 89 anni con una fotografia (Sims ci mostra una fotografia
in bianco e nero che ritrae un avvistamento di oggetto volante non
identificato) risalente al 1950, che aveva conservato per moltissimo
tempo: probabilmente negli anni ne ha capita l’importanza e ricostruito
i fatti risalenti a quel periodo."
Esistono
prove in grado di dimostrare che queste persone siano state effettivamente
rapite da alieni e non, come potrebbe sembrare più plausibile,
da esseri umani?
"L’esempio dell’anziano signore è già una
ragione per credere, ma ve ne sono parecchie altre (Sims ci mostra
un’altra fotografia). Per esempio situazioni di concomitanza
nell’avvistamento di Ufo a cui sono seguiti dei casi di “abdution”.
Questa fotografia del 1992 ritrae la città di Washington e la
Casa Bianca: in quel periodo ci furono ben due sorvoli e dalla fotografia
sono ben visibili degli oggetti volanti. Il fatto fu descritto da 10
testimoni e la concomitanza dell’avvistamento costituisce già una
prova di attendibilità. In seguito a quell’episodio, anche
un mio collaboratore fu rapito. In ogni caso bisogna tenere presente
che la Casa Bianca è una zona costantemente sorvegliata, alla
quale è praticamente impossibile avvicinarsi. Altro fatto che
dovrebbe far pensare: il nostro pianeta è sorvegliato da ben
18 satelliti, altamente tecnologizzati, per i quali è stata
sborsata la cifra considerevole di 125 milioni di dollari per impianto:
certamente non hanno solo una funzione di monitoraggio, ma anche difensiva.
Il Governo è al corrente della situazione e l’organo militare è sempre
in posizione di allerta."
Ma
c’è anche un’altra prova che Sims ha preferito
mostrarci con un esperimento: mentre parlava e discorreva, impressionandoci
con i racconti degli “abdotti”, afferrò la mano
del mio collaboratore e prese a dipingerla con colori fluorescenti.
Ad un tratto si alzò, spense tutte le luci e tornò con
una specie di laser violaceo, chiamato “black light”. Si
tratta di uno strumento spesso utilizzato nel corso di indagini investigative
e che Sims ha adottato per individuare le tracce lasciate dagli alieni
sul corpo della vittima. La mano del mio collaboratore appariva a macchie
fluorescenti, simili a impronte. Accade la stessa cosa con un soggetto
che è entrato in contatto con un essere alieno: sulla parte
del corpo interessata permangono impronte indelebili e visibili solo
agli ultravioletti con una “black light”.
mano sottoposta al test della fluorescenza
Qual è dunque
la posizione politica e militare verso questo fenomeno?
"Il Governo è sicuramente preoccupato, anzi, spaventato.
E’ per
questo che sono stati predisposti i satelliti difensivi. Esiste anche
un sito Internet curato dalla forza militare nel quale vengono descritti
avvistamenti o situazioni insolite. Sono stati riportati anche casi
di attacchi contro le nostre basi. Anche diversi militari, o loro familiari,
sono stati rapiti. Ho lavorato per due anni come agente alla Cia e
attualmente posso dirvi che collaboro con alcuni esponenti del Governo
che ripongono molta fiducia nel mio lavoro di ricerca."
In Italia quanti casi attendibili sono stati riscontrati?
"In Italia, come in altre parti del mondo, si verificano diversi casi
e spesso raccolgo testimonianze proprio in seguito ai miei convegni.
Tuttavia nel vostro Paese c’è ancora una buona dose
di riluttanza verso questo fenomeno. Ci sono molti pregiudizi, preconcetti
e nella maggior parte dei casi non viene attribuita la giusta importanza.
Forse non se ne parla abbastanza e i racconti della gente non vengono
presi seriamente. Spesso si fa dell’ironia in fatto di rapimenti
alieni…"
Per
quale motivo questi presunti rapiti vengono sequestrati più volte
nella propria vita e seguendo spesso una logica che sembra ripercorrere
legami di parentela?
"Sì, è vero. Molti vengono rapiti più volte
nella propria vita e in molti casi seguendo l’albero genealogico
della famiglia. Non si riesce ancora a dare una spiegazione esaustiva
a questa
logica: la genetica può solo essere parte della spiegazione,
ma sono convinto che le cause vadano cercate altrove. Tenete presente
che le forze aliene non sono sincere o credibili per come sembrano:
nascondono parecchie verità e si celano dietro bugie che “installano” nelle
menti. Sono abilissime nel manipolare il nostro cervello, installando
false verità definite “memorie di schermo”. Questa è una
ragione per cui molti rapiti hanno solo la sensazione che qualcosa
di strano sia successo e, qualora si riescano a recuperare elementi
significativi, quest’ultimi sono ancora una volta menzogneri.
In alcuni casi, il dialogo con i parenti più anziani può improvvisamente
spalancare dei ricordi o delle sensazioni: segno che magari già qualcuno
in famiglia ha subito esperienze analoghe. Il rapimento secondo una
sequenza genealogica è molto diffuso, ma spesso non se ne ha
la consapevolezza."
Esistono
zone nel mondo maggiormente soggette a questo tipo di esperienza?
Perché?
"Sulla base delle testimonianze raccolte, il 45% dei rapimenti si verifica
tra i nativi americani e gli irlandesi. Esiste comunque una linea immaginaria
che attraversa l’America, dal nord fino alla Foresta Amazzonica,
nella quale si registra una maggiore concentrazione di abdotti. Le
spiegazioni possono essere svariate. Può trattarsi dello spettro
percepibile e visibile all’occhio umano oppure si può riscontrare
una determinata facilità nel violare le barriere spazio-temporali."
A questo punto
interviene la dottoressa Giulia d’Ambrosio con
un’affermazione che, a nostro parere, sottintende ben altri significati
e possibili spiegazioni. Sfatando il mito che gli alieni abbiano provenienze
lontane migliaia di anni luce da noi, ella sostiene che in realtà gli
alieni siano vicini a noi, più di quanto possiamo immaginare.
Gli “alieni di altri pianeti” sono ben altra cosa.
Sims annuisce e aggiunge scherzando: “Già, gli alieni
sono dietro quella porta”, ma ben presto i suoi lineamenti si
ricompongono e prosegue:
"E’ impossibile,
secondo gli strumenti scientifici al momento disponibili, che la
tecnologia di queste forze aliene possa in qualche
modo raggiungerci. Probabilmente sfruttano altri principi e hanno un
apparato percettivo - sensoriale molto diverso dal nostro. Ricordiamoci
che noi umani dal punto di vista sensoriale siamo limitati, così come
lo è lo spettro visibile all’occhio umano. Pensate un
attimo ai cani e ai gatti: hanno una percezione dello scibile molto
più ampia della nostra. E’ anche per questo motivo che
tanti testimoni raccontano di aver visto oggetti volanti non identificati
che poi improvvisamente spariscono nel cielo diventando invisibili.
Semplicemente entrano in una dimensione extrasensoriale."
Pare
che negli ultimi anni il numero di testimonianze sia cresciuto
in termini quantitativi.
Comunque, già dal 1962, con il caso
dei coniugi Hill, il fenomeno dell’ “abduction” ha
assunto maggior credibilità e visibilità: questo fatto è coinciso
solo apparentemente con un aumento dei casi?
"Sì, vi è stato un aumento apparente per diverse
ragioni. Le testimonianze sono sicuramente aumentate, ma l’interesse
da parte dei media ha giocato un ruolo chiave. Con la divulgazione
di
questi episodi, si è verificata una presa di coscienza nella
gente. L’apertura mentale e la crescente visibilità di
questo fenomeno hanno avuto importanti conseguenze: molti hanno cominciato
a raccontare e parallelamente sono aumentate le testimonianze dei presunti
rapiti. Basta pensare al signore di 89 anni che mi raccontò la
sua esperienza a distanza di quasi cinquant’anni."
Pare
che, a differenza degli IR3 - dove il contatto è spesso
vissuto positivamente e senza troppe conseguenze -, negli IR4 l’esperienza
sia spesso traumatica, a livello psichico e fisico, quasi i presunti
rapiti siano “cavie da laboratorio”. Come fate a capire
e rilevare che in queste persone siano stati installati dei microimpianti?
Come hanno fatto a installarli dato che si trovano in zone del corpo
spesso difficili da raggiungere? In che modo procedete ad estrarli?
Sims raccoglie una serie di inquietanti fotografie e ce le mostra:
uomini e donne con marchi e segni strani e allungati su collo, schiena,
braccia, mani, gambe. Altre ritraggono lesioni, bruciature, tagli e
cicatrici che le vittime non ricordano di essersi procurati.
"L’esperienza è certamente traumatica e quello fisico è sicuramente
il segno più evidente.Tanti presunti rapiti riportano allucinazioni
e fobie che di fatto interferiscono con la loro vita quotidiana, stravolgendola.
Ma in molti casi il ricordo di tale trauma viene rimosso o rimane latente
e il soggetto non appare visibilmente turbato. In altri ancora si può sviluppare
una predisposizione particolare per la materia ufologia e per
la tematica del paranormale, senza che se ne rendano conto.
E’ il caso di un ragazzo turco che incontrai in un convegno a
Istanbul al quale parteciparono trecento persone. Si avvicinò,
al termine del mio intervento, per farmi qualche domanda e ascoltare
i racconti di altri presunti rapiti. Aveva una piccola cicatrice sul
labbro, che non ricordava di avere mai notato né tanto meno
sapeva spiegarsi come se la fosse procurata. Ma il corpo ricorda perfettamente
ogni segno fisico: gli dissi di toccarsela e qualcosa sembrò emergere
dai ricordi. C’è una chiara differenza tra il ricordo
e quello che vogliamo ricordare: nel caso di presunto rapimento alieno,
tra queste due componenti ne viene inserita una terza, chiamata “memoria
di schermo”. Viene appositamente installata dalle forze aliene,
abilissime nel saper giocare e manipolare la nostra mente e la forza
dei nostri ricordi. La reale esperienza viene camuffata, mistificata
e trasformata per mezzo di altre suggestioni che sono in grado di infiltrare.
Ne risulta un ricordo deformato e assolutamente diverso dall’originale.
Tuttavia questo “salvaschermo” non sempre funziona a dovere
e molti convogliano questi traumatici ricordi nell’inconscio
o in comportamenti e fobie non altrimenti spiegabili. I sogni
sono spesso carichi di questi messaggi."
A questo punto
interviene la dottoressa Giulia d’Ambrosio, che
svolge la propria terapia psichiatrica a partire dall’elemento
onirico. Ci viene spiegato che attraverso lo studio e l’analisi
del sogno si possono trovare degli elementi riconducibili ad un’esperienza
di IR4. Utilizzando un metodo analitico e di psicoterapia, è possibile
esaminare il materiale inconscio che preme e irrompe nella psiche del
soggetto e che si manifesta con attacchi di panico e altre patologie
psichiche. Studiando con un approccio simbolico il ricordo onirico,
emergono frequentemente pensieri alieni e il soggetto cerca costantemente
di mettere in ordine logico quello che è successo. Dal 1998,
quando ancora in Italia non esisteva una vera e propria ricerca sugli
IR4, è nato il Parsec, associazione di terapeuti finalizzata
a studiare, da un punto di vista rigorosamente medico e scientifico,
il fenomeno degli IR4. Ci viene fatto notare che questa associazione
intende esplicitamente prendere le distanze da un approccio puramente
fenomenologico e basato esclusivamente sulla testimonianza dei soggetti.
Il Parsec si propone, come priorità, il recupero e il ritorno
a una vita quotidiana il più possibile normale di quei soggetti
che presentano disturbi correlati a IR4. Solo in un secondo momento,
e non necessariamente, il lavoro terapeutico svolto con questi pazienti
può servire per integrare le ricerche svolte nel campo degli
IR4.
Anche Derrel Sims è membro del Parsec e aderisce alla filosofia
etica che ne fonda le basi.
Qual è il
suo rapporto con il Parsec? Che metodo utilizzate durante la terapia
con i presunti rapiti?
"La parola ricordo, “record”, si avvicina molto a “recall”,
richiamare alla mente. Ma “record” significa anche registrare,
trattenere qualcosa. Ed è esattamente su questo che noi tutti
lavoriamo. Attraverso un metodo assolutamente standardizzato dal punto
di vista professionale, procediamo secondo strategie che ci permettano
di verificare costantemente la correttezza e veridicità dei
racconti dei nostri pazienti. Sono un ipnoterapeuta, ma l’ipnosi,
al contrario di quanto comunemente si creda, subentra solo in ultima
istanza e solo quando il soggetto ha elaborato sufficientemente la
sua paura. Ci sono tante tecniche per verificare la correttezza delle
affermazioni riportate e il lavoro con il paziente risulta proficuo
se non ci sono contraddizioni e se i ricordi sono coerenti. Un esempio
banale, ma significativo: posso chiedere al paziente le condizioni
atmosferiche di quel particolare giorno nel quale avvenne la situazione
anomala che ricorda. In un momento successivo potrò, con altri
mezzi, verificare la sincerità e bontà di quell’affermazione
e di conseguenza dare maggior credibilità al racconto del mio
paziente. Ma l’analisi avviene anche attraverso un esame grafologico
e di linguistica o mediante uno studio sulla comunicazione non verbale
e gestuale del mio interlocutore. Come potete capire, il mio approccio
si caratterizza per una pluralità di tecniche e l’ipnosi è solo
l’ultimo stadio. La pratica ipnotica viene più frequentemente
utilizzata durante le sedute chirurgiche (ndr. Sims ha una qualifica
di ipno - anestesiologo, oltre ad un master in ipno-terapia)."
Si riferisce agli interventi di estrazione dei micro-impianti? Come
fate a individuare il punto esatto dove operare?
Sims ci mostra altre fotografie di soggetti successivamente sottoposti
a interventi. Particolarmente interessanti alcune radiografie di arti
con oggettini molto piccoli incastonati in profondità.
"La maggior parte dei nostri pazienti non ha impianti; magari sostengono,
per suggestione psicologica, di possederne. Di solito procediamo attraverso
l’esame radiografico e normalmente risultano visibili. Gli impianti,
sorta di micro-congegni rintracciati negli arti, ma anche nel cranio,
nel setto nasale, nel nervo ottico all’interno delle ossa craniche
e nella cavità oculare, sarebbero una prova dell’esistenza
dei rapimenti alieni. Talvolta hanno una forma strana, a T, e ancora
non siamo riusciti a scoprire come vengono installati: se si trattasse
di schegge di forma acuminata, sarebbe più semplice avanzare
delle ipotesi. L’oggetto recuperato chirurgicamente è avvolto
solitamente da un involucro di pelle ma la cosa strana è che
non si verificano infiammazioni, né croniche né acute,
nel tessuto circostante. Per natura, qualsiasi corpo estraneo introdotto
nel nostro organismo produce una qualche infezione o infiammazione.
Abbiamo provato ad analizzare, attraverso il supporto dell’università di
Houston, questi micro-impianti: sembrano costituiti da 11 elementi
chimici – come il carbonio o il titanio – alcuni contengono
anche cheratina e plastiche non polimeriche, ma l’aspetto ancora
inspiegabile è che sono composti da un raro meteorite chiamato
Widmanstatten."
Ma
qual è lo
scopo dei micro-impianti? Hanno una funzione di monitoraggio e di
identificazione dei rapiti?
Fu a questo punto che Sims si alzò e afferrò l’oggetto
che sin dall’inizio avevamo adocchiato: la famosa valigetta di
velluto rosso che conserva quanto di più atteso e curioso possa
esistere su questo pianeta. Oggettini minuscoli corredati da una breve
didascalia e protetti da un involucro trasparente erano disposti con
cura nei piccoli scomparti insieme a frammenti di meteorite. Un alone
di mistero si levò tra i nostri sguardi che imploravano domande,
spiegazioni e quanto di umanamente credibile potevamo apprendere.
"Ho scoperto nel 1960 la loro funzione, ma per il momento non posso
svelare nulla. Posso certamente dirvi a cosa non servono: non sono
né dei trasponder – trasferitori di informazione – né dei
localizzatori per rintracciare l’abdotto. Se ci pensate, le forze
aliene sono ben in grado di rintracciarci o individuarci: se è vero
che seguono una sequenza genealogica, allora sanno benissimo in che
modo trovarci senza l’ausilio di altri strumenti."
Ma cosa abbiamo noi umani di tanto speciale o interessante per loro?
Le emozioni forse?
"In parte può trattarsi della raccolta di informazioni
chimiche, emozionali e fisiologiche così come della genetica.
Ma vi assicuro che le cose non sono come sembrano. Sono un investigatore,
il mio compito è quello
di cercare la verità e le forze aliene nascondono segreti e “installano” bugie.
Tenete presente che noi utilizziamo solo lo 0,2% della nostra potenzialità cerebrale,
dunque una millesima parte. L’ipotesi è che la parte restante
non utilizzata sia, nei fatti, convogliata e sfruttata in altro modo."
Possiamo,
a questo punto, prendere in considerazione l’ipotesi
inquietante che sostiene la creazione di una nuova razza ibrida tra
umani e forze aliene?
"Svolgo questo lavoro da 35 anni e posso dire che non è questo
lo scopo, anche se si sono verificati dei rari casi di gravidanze sospette.
Cerco di procedere anche in questo campo con la tecnica di un investigatore:
individuo le domande giuste da pormi (per esempio: chi sono? Perché?
Qual è il segreto? Cosa cercano?) e provo ad elaborare, con
le prove che raccolgo, delle risposte. Se c’è qualcosa,
un segreto per esempio, e viene nascosto, può implicare diverse
cose. Per esempio possono non desiderare che la gente conosca veramente
se stessa. Supponiamo che un ufficiale della polizia si trovi ad indagare
su un caso di omicidio e riesca a raccogliere 8 testimonianze, tutte
differenti: questo significa che 7 persone stanno raccontando il falso
e una sola possiede la verità. Questo, semplificando, è ciò che
avviene con le forze aliene che tendono a confondere e a celare la
verità."
E’ la stessa confusione e sensazione di stranezza che riportano
gli “abdotti”…
"Gli “abdotti” si sentono terribilmente soli e non
riescono a darsi una spiegazione. Spesso provano una sensazione di
continua
fatica, tensione e paura. Vivono in profonda solitudine e la relazione
con gli altri diventa difficile: hanno la sensazione di non essere “collegati” con
i genitori e di vivere in uno stato di totale incomprensione e confusione.
La nostra terapia mira anche ad un recupero di questi soggetti e il
Parsec lavora proprio in questa direzione."
A questo punto un chiaro riferimento va a John Mack, psichiatra dell’Università americana
di Harvard che contribuì enormemente, da un punto di vista psichiatrico
e scientifico, alla ricerca sugli IR4. Mack, morto il 27 settembre
scorso in Inghilterra all’età di 75 anni perché investito
da un camionista ubriaco, nobilitò la ricerca sulle abductions,
conferendole dignità scientifica. Pare che l’eredità di
questo lavoro sia attualmente un faro e un irrinunciabile punto di
riferimento per la ricerca sinergica condotta da Derrel Sims, Giulia
d’Ambrosio e il Parsec.
La nostra lunga
chiacchierata si è conclusa quando ormai fuori
era calata la sera. Si erano fatte le 20. Ringraziammo prontamente
Sims per il tempo che ci aveva concesso e ci avviammo avvolti da mille “perché” verso
l’uscita.
Che pazienza di ferro, questo Sims! Un’intervista di 3 ore e
ben 38 anni di estenuante caccia agli “insoliti noti”.
Un investigatore con i baffi, bizzarro, ma dai modi semplici e amichevoli
che difficilmente scorderemo.
D'altronde non capita tutti i giorni che un cacciatore di alieni orbiti
da queste parti!
Copyright Elena
Scalvinoni – Giornale di Seregno
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